Commento

SACRALITA’ DELLA VITA, NON QUALITA’ DELLA VITA

a cura di Ruggero Valori

16 Maggio 2018

( Commento sentenza Corte Cassazione n.19151 del 25.7.2018 )

Di fronte alla recente sentenza della Suprema Corte n. 19151 del 25.7.2018(d’ora in poi SC) è necessario- per una maggiore chiarezza del sistema giudiziario per chi si avvicina alla lettura della massima – ribadire il valore ” inter partes” della pronuncia; infatti questa sentenza ha valore solo tra le parti in causa e ben potrebbe in linea teorica già nel prossimo  futuro essere modificata da un’altro Collegio della medesima Corte più sensibile alla tutela della vita nascente; mentre un maggior valore ( di resistenza alle modifiche di sentenze successive) riveste il succitato- ma comunque emendabile – “principio reso a sezioni unite” attinente al regime processuale della prova che impone al genitore l’onere di “provare che la madre avrebbe esercitato la facoltà di interrompere la gravidanza in caso di tempestiva informazione di anomalia fetale”. Il nostro ordinamento al contrario del diritto giurisprudenziale anglo- americano è ancora fondato sulla legge anche se sempre di più si sta affermando- in maniera pragmatica- la cosiddetta funzione  “nomofilattica” della SC .

Precisato questo aspetto (efficacia tra le parti della pronuncia) non possiamo sottacere il sussulto della coscienza di fronte a tale dato giurisprudenziale che presuppone una clamorosa violazione del principio di “non -contraddizione” che da sempre regola la logica umana e l’elaborazione dei dati legislativi e giurisprudenziali. Ormai troppo spesso dimentichiamo che “la sacralità della vita umana” è principio essenziale assiomatico per la produzione di ogni ordinamento giuridico e che anche la “antiumana “legislazione abortiva”(in contrasto aperto con il divieto rinveniente nel  Diritto Naturale Divino Scritto del “NON UCCIDERE”) costituisce -con esplicitazione formale nel corpo della stessa legge – comunque una eccezione alla tutela della vita umana ribadita più volte in ogni piega del nostro sistema giuridico; una vita umana che ha dignità dal concepimento e non può essere diminuita da alcun “perverso concetto di anomalia fetale” con il quale ci si apre alla dittatura dell’io edonistico , alla primitiva ” cultura dello scarto” nonchè a seduzioni eugenetiche , devianze umane  in antitesi con il pieno sviluppo umano che postula la tutela e l’accoglienza dell’altro e dei più deboli (chi  più debole di un concepito anche nelle sue eventuali asserite imperfezioni?). Così anche nella “legge sull’interruzione della gravidanza” viene confermato che l’aborto non è un diritto  bensì un’extrema ratio (si depenalizza un comportamento che comunque non è obbiettivo compatibile con l’ordinamento) infatti lo stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e consapevole dove tali aggettivi non possono essere intesi in altro modo che per il valore letterale e quindi  confermano che non si può denegare la possibilità della vita ad un essere umano “non perfettamente  sano” (ormai che l’embrione non sia “soltanto una cosa” è affermato anche da organismi giudiziari internazionali, si veda Corte Europea Diritti Umani, pronunciata il 27 agosto 2015 confermata da due decisione della nostra Corte Costituzionale n.229 del 2015 e n. 84 del del 2016).

Un altro profilo- troppo spesso sottaciuto- consiste nella capacità di esprimere un consenso non viziato della donna “…in tale contesto (gravidanze  critiche) la donna ha diritto di sapere che il nascituro gode, in particolare anche nei suoi confronti, di un proprio diritto alla vita e che quindi gode di particolare tutela[ …] Di ciò devono essere convinti la persona incaricata di fornire consulenza[….], il medico curante e quello eventualmente avvicinato per eseguire l’intervento e sono obbligati di favorire la nascita. Inoltre per le persone dell’ambiente familiare sono indispensabili precetti e divieti corredati da sanzioni a carattere penale.Tali precetti e divieti devono essere diretti da un lato a favorire la nascita del bambino così da evitare che le persone coinvolte non si astengano in modo colpevole dal fornire l’aiuto necessari che la donna necessita per effetto della gravidanza, dall’altro che esse evitino di spingere la donna verso l’interruzione volontaria della gravidanza. Dovrà essere verificato se sanzioni comparabili od analoghe debbano essere previste per persone appartenenti all’ambiente sociale della donna, se queste spingono all’aborto”(commento a sentenza Corte Costituzionale tedesca del 28.5.1993 di Carlo Casini in Iustitia 1/18, pagg.55 ss.).Così il dato mondano giurisprudenziale ci spalanca questa  macroscopica devianza dal Diritto Naturale Divino Scritto ,violazione del precetto di “non uccidere” che trasformato in termini più espliciti consiste nel rispetto “del mistero della vita umana” consegnatoci dalla diuturna Tradizione delle Chiesa e convalidatosi attraverso una storia ultrammillenaria, nel rispetto dunque “della vita umana dal suo inizio naturale alla sua fine reale” e (il dato giurispudenziale) porta  a virare inesorabilmente verso una deriva eugenetica(la parte attrice nel processo  chiede il  risarcimento dei danni per la mancata informazione prenatale della  “anomalia” del  figlio)  dove fondamento sostanziale della decisione diventa lo pseudo valore della “qualità della vita”, ancorato su sempre maggiore relativismo etico, immemore che “vita” e rispetto della vita sono un dato fattuale oggettivo che coaugula tutti gli ordinamenti mentre “qualità della vita’ è un concetto intriso di soggettivismo e fonte  della fallacia naturalistica. Tutta questa debordante operazione (“struttura di devianza morale divenuta legge in molti ordinamenti”) è aggravata dalla “inattuazione” ( o meglio dalla mancata completa attuazione e dallo sviamento dalla “ratio legis”) della famigerata legge 194/78, legge che in linea di principio formale prevede “la tutela della vita umana” (lo stato garantisce il diritto alla procreazione e la tutela della vita umana dal suo inizio) e il cui devastante inadempimento invece  è testimoniato da sinistri quanto inquientati prodromi di nequizia come i dati annuali ufficiali sul numero enorme di aborti e il calo demografico che specialmente nelle zone marginali della Nazione sta già condannando all’estinzione molti piccoli centri abitati.