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BILANCIO DI GENERE

a cura di Redazione Ogl Toscana

16 Agosto 2021

Mozioni

In data 13 luglio 2021 è stata presentata la mozione n. 473 in merito “all’adozione del bilancio di genere”.

Con la mozione, il Consiglio Regionale impegna la Giunta, nell’ambito delle proprie competenze 

“- anche in vista  della nuova fase di programmazione della presente legislatura, a partire dalla prossima adozione del PRS (Piano regionale di sviluppo), a dare massima continuità all’adozione del bilancio di genere, già previsto dalla l.r. 16/2009, al fine di poter indirizzare con sempre maggiore efficacia e trasparenza la propria azione politica e amministrativa in favore del miglioramento, sotto vari profili, delle condizioni di vita delle donne toscane, obiettivo da conseguirsi anche mediante una distribuzione più equa delle risorse;

 – a incentivare e sostenere, anche mettendo a disposizione le proprie professionalità, le amministrazioni comunali intenzionate ad avvalersi dello strumento del bilancio di genere”.

Risulta utile soffermarsi su alcuni concetti richiamati nel testo della mozione che necessitano una breve  spiegazione e contestualizzazione, dirette a rendere più chiari i vari passaggi temporali che hanno portato il bilancio di genere a entrare a far parte della normativa europea, nazionale e regionale.  

Sono due i concetti su cui si soffermerà la nostra attenzione. 

Innanzitutto, quello relativo al gender mainstreaming, termine richiamato per la prima volta nella III Conferenza Mondiale sulle donne a Nairobi nel 1985 e successivamente ripreso e perfezionato durante la IV Conferenza Mondiale sulle donne a Pechino nel 1995. Esso è stato definito dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (1997) come “il processo attraverso cui sono valutate tutte le implicazioni per le donne e per gli uomini di ogni azione progettata, in tutti i campi e a tutti i livelli, compresa l’attività legislativa, politica e di programmazione. Si tratta di una strategia volta a rendere le preoccupazioni e le esperienze sia delle donne sia degli uomini una dimensione integrale della progettazione, dell’attuazione, del monitoraggio e della valutazione delle politiche e dei programmi in tutte le sfere della politica, dell’economia e del sociale, cosicché donne e uomini possano trarre gli stessi vantaggi e non si perpetui la disuguaglianza. L’obiettivo è la parità di genere1. Quindi, esso costituisce un nuovo approccio, o meglio un nuovo modo di leggere i bisogni e le esigenze della società, in modo che l’agire pubblico possa acquisire una prospettiva di genere.

Questa nuova prospettiva richiede un’attività di analisi comparata ampia e complessa che, negli anni successivi al 1995, ha visto i Governi nazionali accordarsi su ulteriori azioni e iniziative da intraprendere per dare una piena e più rapida attuazione di quanto previsto nella Dichiarazione e nella Piattaforma d’azione di Pechino2. Tra le nuove azioni di cui i Governi nazionali si fanno portatori per gli anni a venire si rinviene quella di “incorporare una prospettiva di genere nella definizione, nello sviluppo, nell’adozione e nell’esecuzione di tutti i procedimenti di bilancio (..) per poter promuovere un’equa, efficace e appropriata allocazione delle risorse e stabilire allocazioni di bilancio adeguate per sostenere l’eguaglianza di genere e programmi di sviluppo che rafforzino l’empowerment delle donne e definire gli strumenti e i meccanismi analitici e metodologici necessari per il monitoraggio e la valutazione”, pratica denominata come “gender budget analysis” o “gender budgeting”.

Il bilancio di genere, e qui passiamo al secondo concetto da esaminare, è uno strumento di analisi e programmazione che, da una parte, fornisce un riscontro sugli impatti diversificati che le politiche pubbliche producono sulla comunità in un’ottica di genere e, dall’altra parte, dovrebbe consentire di orientare la programmazione e le risorse economiche delle politiche pubbliche verso il perseguimento della parità di genere.

Alla luce di quanto sopra, i passaggi che hanno portato al riconoscimento ed alla successiva diffusione e promozione del bilancio di genere possono essere così individuati:

a livello europeo:

  • Piattaforma della IV Conferenza mondiale sulle donne di Pechino (1995), nel quale si stabilisce che  “le risorse finanziarie e umane sono state generalmente inadeguate per ciò che concerne il progresso delle donne. Ciò ha contribuito a un lento progresso fino ad oggi nell’applicazione delle Strategie future per il progresso delle donne (Nairobi). La piena ed effettiva applicazione del Programma di azione, inclusi i relativi impegni presi precedentemente e nelle conferenze e nei vertici delle Nazioni Unite, richiederanno un impegno politico per rendere risorse Finanziarie e umane disponibili per rafforzare il potere di azione delle donne. Ciò richiederà la integrazione della specificità dei problemi delle donne nelle decisioni di bilancio, nelle politiche e nei programmi e si dovrà prevedere un finanziamento sufficiente per i programmi destinati specificamente alla realizzazione della parità tra uomini e donne”;
  • Risoluzione del Parlamento europeo del 3 luglio 2003 sul gender budgeting, che dispone la costruzione dei bilanci pubblici secondo la prospettiva di genere;
  • Risoluzione del Parlamento europeo del 15 gennaio 2019, nella quale si stabilisce che “l’uguaglianza di genere non è solamente un diritto umano fondamentale, ma che il suo conseguimento contribuirebbe a una crescita più inclusiva e sostenibile”. La risoluzione sottolinea, inoltre, che “l’analisi di bilancio fondata sul genere permetterebbe informazioni migliori sull’impatto distributivo degli investimenti pubblici su uomini e donne” ed invita “la Commissione e gli Stati membri ad attuare il bilancio di genere in modo tale da identificare esplicitamente la quota di fondi pubblici destinati alle donne e garantire che tutte le politiche per la mobilitazione delle risorse e l’assegnazione della spesa promuovano l’uguaglianza di genere”;
  • Risoluzione del Parlamento europeo del 9 giugno 2021 sulla dimensione di genere nella politica di coesione, la quale “accoglie con favore l’aggiunta della parità e dell’integrazione di genere tra le priorità orizzontali del nuovo QFP e come principio orizzontale nel nuovo regolamento recante disposizioni comuni; ricorda che il bilancio di genere è l’applicazione dell’integrazione di genere a tutti i livelli della procedura di bilancio; sottolinea che il monitoraggio dei programmi non dovrebbe mirare solo a misurare la spesa pertinente in tutte le linee di bilancio, ma, cosa ancora più importante, a valutare i risultati del bilancio dell’UE nel miglioramento della parità di genere; sottolinea che qualsiasi valutazione d’impatto di genere dovrebbe essere disponibile nelle lingue ufficiali dell’UE; raccomanda l’uso di criteri che valutino non solo il salario mediano nazionale e il reddito annuo lordo mediano in parità di potere d’acquisto, ma anche indicatori non economici, come quelli che misurano il benessere soggettivo, l’eliminazione della violenza di genere, l’impegno civile, l’equilibrio tra vita professionale e vita privata e i legami sociali”.

A livello nazionale:

  • D.lgs. n. 150 del 27 ottobre 2009 rubricata “Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni”, il cui art. 10 pone in capo alle amministrazioni pubbliche, tra le altre cose, l’onere di redigere e pubblicare ogni anno anche il bilancio di genere;
  • L. n. 196 del 31.12.2009 rubricata “Legge di contabilità e finanza pubblica” all’art. 38-septies stabilisce che “Il Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento  della Ragioneria generale dello Stato,  avvia  un’apposita  sperimentazione dell’adozione di un  bilancio  di  genere,  per  la  valutazione  del diverso impatto della  politica  di  bilancio  sulle  donne  e  sugli uomini, in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro non retribuito, anche al fine  di  perseguire  la  parità  di  genere  tramite  le politiche pubbliche, ridefinendo e ricollocando  conseguentemente  le risorse, tenendo  conto  anche  dell’andamento  degli  indicatori  di benessere equo e sostenibile (..)”.

Passando all’ambito regionale, infine, con la l.r. n. 16 del 22 aprile 2009 e in particolare con l’art. 13, la Regione Toscana ha previsto che la Giunta regionale provveda alla redazione del bilancio di genere, inteso quale “strumento di monitoraggio e valutazione delle politiche regionali in tema di pari opportunità, nell’ambito della complessiva valutazione di legislatura delle politiche pubbliche regionali” (comma 1), specificando, al successivo comma 2, che mediante il bilancio la Regione: – valuta il diverso impatto prodotto sulle donne e sugli uomini dalle politiche di bilancio e dalla ridistribuzione delle risorse in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro sociale e domestico; – analizza il diverso impatto sulla condizione di donne e uomini delle politiche nei diversi settori dell’intervento pubblico; – evidenzia l’utilizzo del bilancio per definire le priorità politiche e individuare strumenti, meccanismi e azioni per raggiungere la parità tra donne e uomini; – nel rispetto degli strumenti di programmazione, ridefinisce le priorità e la riallocazione della spesa pubblica senza necessariamente aumentare l’ammontare del bilancio pubblico totale. L’ultimo comma della disposizione, infine, stabilisce che la Regione promuove la diffusione del bilancio di genere tra gli enti locali “anche al fine di orientare le azioni per la conciliazione vita-lavoro” (comma 3).


1 Ecosoc, Agreed conclusions 1997/2, Un doc.  A/52/3, cap., IV, par. 4.

2 La Dichiarazione e la Piattaforma d’azione di Pechino sono due documenti approvati a conclusione della Conferenza Mondiale sui diritti delle donne svolta a Pechino del 1995 e rappresentano, così come si legge sul sito web del Parlamento europeo, la “Carta dei diritti” internazionale per le donne, poiché definiscono i diritti delle donne quali diritti umani e fissano obiettivi per tutta una serie di problematiche che riguardano le donne e le ragazze. Nell’ambito della piattaforma d’azione di Pechino, l’UE e i suoi Stati membri si sono impegnati a conseguire obiettivi concreti in dodici settori critici.