Editoriali

LA CHIESA E I TRAPIANTI D’ORGANI: ASPETTI ETICO-MORALI

a cura di Monsignor Vittorio Gepponi

26 Febbraio 2024

Il tema relativo al trapianto d’organi e di tessuti è uno di quelli che vanno a smentire le accuse di mancata accettazione dei progressi scientifici da parte della Chiesa cattolica. Pertanto cercheremo di dimostrare non solo che la Chiesa attualmente prende posizione sui traguardi essenziali della scienza, ma anche che essa più di una volta o ispira riflessioni profonde in un dato ambito o, con le sue posizioni, addirittura anticipa le iniziative delle autorità secolari.

Il progresso della medicina già verso la fine della prima metà del XX secolo rese realistica la realizzazione pratica dell’auspicio di sostituire gli organi malati del corpo umano con organi sani a questo scopo prelevati da altri organismi. Tenendo presente che il primo trapianto di cuore fu realizzato nel 1967, il primo impianto di fegato nel 1963, il primo successo in un trapianto di rene è del 1945, mentre il primo successo in un trapianto di rene da familiare ebbe luogo nove anni dopo, gli interventi della Chiesa su questa questione sono stati eccezionalmente tempestivi.

Già nel 1944 il papa Pio XII prese posizione nei confronti della cronologicamente prima procedura applicata di trapianto, nello specifico di cornea. Sottolineò che l’essere umano ha un potere invero limitato, comunque però diretto sugli organi, sicché la loro donazione è ammissibile qualora il pericolo per l’organismo umano non possa essere allontanato con altri metodi. Per ciò che concerne poi il prelievo di tessuti umani il Papa richiamò la questione della dignità dei cadaveri, che impedisce di farne l’uso che si vuole, “benché dal punto di vista dell’etica religiosa non si possano sollevare obiezioni al prelievo delle cornee dal defunto”. Proseguendo, “ogni uomo ha diritto di decidere del suo cadavere e di destinarlo a scopi utili, moralmente indubbi ed elevati, fra cui l’aiuto ai malati e ai sofferenti”. Pio XII insistette che non si può nemmeno pensare di trattare da “cadavere” un essere umano prima che la sua morte venga debitamente confermata, mentre dei cadaveri stessi non si può disporre contro la volontà di coloro che hanno titolo a disporne né a dispetto dei limiti precedentemente espressi dal defunto medesimo. Pio XII vedeva nel formarsi di tali atteggiamenti un compito fondamentale delle autorità statali: “Le pubbliche autorità […] possono adoperarsi efficacemente affinché nell’opinione pubblica si faccia strada il convincimento della necessità e dell’ammissibilità morale di determinati decreti relativi ai cadaveri, eliminando o prevenendo così la possibilità che sorgano conflitti interni od esterni nei singoli, nelle famiglie e nella società”. 

Suddette citazioni di Pio XII, specialmente se confrontate con dati storici sui primi trapianti, negano ì incontrovertibilmente la tesi che l’accettazione di tali cure da parte della Chiesa sia intervenuta troppo tardi. Il trapianto d’organi fu tema di riflessione per la Chiesa fin dall’inizio delle scoperte mediche in questo campo, e questo molto prima che lo regolassero le autorità statali. 

La dottrina morale sul trapianto d’organi ebbe poi uno sviluppo intenso durante il pontificato di Giovanni Paolo II che, su tale materia, si espresse più di una volta. La posizione papale fu sin dall’inizio positiva, con la donazione d’organi per il trapianto che, se motivata in maniera opportuna, andava a collocarsi nel quadro della cultura della vita. Al Primo Congresso Internazionale sui trapianti di organi, tenutosi a Roma nel 1991, il Papa parlò della soddisfazione per i progressi della medicina che, al servizio della vita dell’uomo, attraverso i trapianti d’organi aveva trovato un nuovo metodo per poter perseguire quel bene fondamentale attraverso il mantenimento della persona umana. Egli, con molta precisione, osserva qui il trapianto dal punto di vista dei valori fondamentali della tutela e del mantenimento della vita umana, tracciando ciò nondimeno chiari confini etici: “L’amore, l’offerta di sé, la solidarietà e l’assoluto rispetto per la dignità umana sono gli unici tratti che giustificano i trapianti d’organi”.

Altra conferma della posizione della Chiesa nei confronti dei trapianti è il discorso tenuto da Benedetto XVI il 7 novembre 2008 ai membri della Pontificia Accademia per la Vita. Innanzitutto il Papa sottolinea l’importanza della donazione d’organi in quanto forma particolare di testimonianza dell’amore per il prossimo. La responsabilità dell’amore e della carità, che conduce a un’autentica realizzazione di sé, si esprime con il dono di se stessi ed appartiene a una “logica della gratuità” che si oppone alla “logica del mercato”, la quale invece impone di trattare il corpo umano soltanto come oggetto. Però, affinché i trapianti possano rimanere segno di speranza non si deve permettere che l’aumentata domanda di organi distrugga le norme etiche che stanno alla base di questa forma terapeutica. Il Papa ammonisce chiaramente ad evitare di oggettivizzare il corpo umano, trattandolo esclusivamente come una riserva di tessuti.

Ora, questi rapidi accenni sul formarsi della posizione della Chiesa cattolica rispetto alla problematica del trapianto d’organi nell’arco degli ultimi 70 anni, dimostra che essa, richiamandosi coerentemente al servizio dell’essere umano e al rispetto dei suoi diritti, non solo accetta da tempo i trapianti d’organi dal punto di vista dottrinale e morale, ma fornisce anche un contributo importante alla discussione sul loro significato etico, sulla disponibilità ad offrire i propri organi come manifestazione di amore per il prossimo, ed anche alla discussione, quanto mai importante, sui limiti della vita umana. 

Da quando sono sorte le questioni etiche legate al recupero e al trapianto di organi, la Chiesa ha assunto verso di esse una posizione chiara. Seguendo gli sviluppi della medicina, sottopone sistematicamente a riflessione scientifica i nuovi fenomeni, metodi e possibilità, non solo formulando nei loro confronti giudizi concretamente indirizzati, ma soprattutto indicandone i pericoli per la morale e sforzandosi di collocare i problemi identificati sullo sfondo dei fenomeni sociali e politici, così sottolineando il ruolo degli organi dello Stato nel formarsi delle relative normative giuridiche.