Buone Pratiche

NIENTE ASSEMBRAMENTI. LA MENSA PER I POVERI DIVENTA ITINERANTE.

a cura di Luca Grandi

16 Agosto 2021

Contenitori plastic-free, un furgone e tre punti di ritrovo distribuiti strategicamente sul territorio cittadino. La scelta della storica struttura di via Alfieri di fronte alla crescita degli ospiti, raddoppiati dal lockdown in poi.

Si parte alle 11.30. Tutti i pasti, inizialmente preparati da un catering e dall’inizio di giugno dello scorso anno, di nuovo nella cucina della storica mensa di via Alfieri, nel centro di Grosseto, vengono sporzionati dai volontari e collocati negli appositi contenitori plastic-free: un primo piatto, un secondo, un contorno, una bottiglia d’acqua e una porzione di pane. Il primo appuntamento è in Piazzale della Stazione. Poi il furgone si sposta in Piazza Barsanti, quartiere Pace, periferia sud del capoluogo maremmano. Quindi in via De Amicis, la stessa che ospita anche il dormitorio per senza fissa dimora grossetano, dalla parte opposta della città. Praticamente quasi dall’inizio del lockdown la mensa per le persone più fragili della Caritas di Grosseto si è trasformata in un centro di distribuzione itinerante di pasti caldi. 

«E’ la soluzione che abbiamo trovato, d’accordo con l’amministrazione comunale, per evitare assembramenti davanti alla mensa, in attesa di ritirare il pasto e anche per conservare un minimo di relazione con le persone che frequentano i nostri servizi». No, come prima della pandemia non potrà mai essere «perché un conto è sedersi al tavolo e consumare il pasto in un luogo coperto e caldo, magari con la possibilità di scambiare qualche parole con gli altri frequentatori della struttura e soprattutto con i volontari e un altro è ritirare il pasto consegnato in un luogo di ritrovo convenuto e poi consumarlo altrove». Però, almeno in questo modo, si riescono a diluire un po’ le presenze: «Lo abbiamo fatto non solo per rispettare le regole in materia di distanziamento, fondamentali per il contenimento del contagio, ma anche perché, distribuendo i pasti a gruppi un po’ meno numerosi, vi è almeno la possibilità di scambiare qualche parola, cosa che sarebbe stata assai più complicata se i frequentatori avessero continuato a ritrovarsi tutti quanti davanti al centro di via Alfieri». 

Anche perché pure alla mensa di Grosseto con la pandemia i numeri sono lievitati: «Per la precisione sono raddoppiati visto che siamo passati da una media di 40 a una di 80 pasti al giorno, la presenza in città del servizio ha generato un passaparola facendo emergere situazioni fragili nascoste, come anziani e disabili soli del nostro territorio». La distribuzione itinerante dei pasti caldi ideata a Grosseto è solo un esempio dello sforzo di creatività a cui sono state chiamate le Caritas diocesane per dare continuità alle proprie attività: «Abbiamo dovuto riscrivere praticamente da capo il funzionamento dei servizi, complessivamente siamo soddisfatti perché comunque, nonostante la crescita elevatissima delle richieste che ci sono arrivate, siamo riusciti a dare continuità a tutti i nostri interventi. Anche se un emporio della solidarietà che distribuisce pacchi spesa già confezionati, senza dare la possibilità agli utenti di entrare e scegliere, e una mensa in cui non ci si può sedere a mangiare, perdono una componente fondamentale del nostro impegno che è quella della relazione». Non tutto il male, però, viene per nuocere. I nuovi bisogni provocati dalla crisi sociale ed economica collegata alla pandemia hanno aiutato anche a creare nuove relazioni. Un esempio? «Grazie all’emergenza, adesso siamo molto più attivi anche in zone della diocesi che prima, purtroppo, frequentavamo poco, come l’area di Gavorrano e Scarlino – spiega Grandi – il fatto che i nostri furgoni con la scritta “Caritas” abbiano frequentato, spessissimo, quel territorio per consegnare pacchi spesa o rifornire le parrocchie ci ha dato una notevole visibilità. Inoltre, abbiamo costruito legami stretti e profondi con quasi tutti i sacerdoti di quelle comunità».