OGL 2018. ABBIAMO BISOGNO DI UN OSSERVATORIO DI GIURISTI?
a cura di Valerio Martinelli
16 Gennaio 2018
Qualche tempo fa, un amico mi ha fatto sorridere facendomi leggere una di quelle immagini munite di testo che circolano sui nostri “social network”, di quelle che, con poche righe, rendono ilari un attimo, con uno sguardo, quasi in un battito di ciglia. In questa in particolare, si poteva leggere “Sono un giurista. Non perdiamo tempo a discutere, quindi: ho ragione sempre io!”. Ora, per quanto la dicitura debba essere contestualizzata in relazione alla fonte scherzosa, la dice lunga – vista anche la viralità che ha contraddistinto la “condivisione”, come si suol dire, di quella immagine – sull’opinione generale maturata sul conto di noi poveri giuristi, “addetti ai lavori” e non. Per amor del vero, pur nella sua dimensione giocosa, questa battuta si inscrive in una ben diffusa concezione del “giurista” o “dottor di legge” che non é certo stata mai lusinghiera nei confronti dei c.d. giurisperiti e che ha tradizionalmente dipinto gli appartenenti alla categoria, come dei “so-tutto-io” custodi unici delle chiavi di un sapere arcano, complesso, oscuro ai più, e pertanto facilmente ed opportunisticamente manipolabile dalle interpretazioni di coloro che, soli, posseggono le lenti per leggerlo. Se, da una parte, questa forma mentis é riconducibile ad una tradizione che risale all’epoca romana arcaica, dove i pontifices – letteralmente, i “costruttori di ponti” fra la dimensione dell’umano e quella del divino – erano gli unici iuris prudentes – giuristi in senso proprio, conoscitori dello ius – a cui i cittadini si rivolgevano per conoscere il diritto, dotato di una valenza quasi misterica e senz’altro sacrale, non occorre, d’altro canto, andare così in là nel tempo per trovare simpatici esempi di questo modo di vedere le cose. Basti pensare, guardando alla storia della letteratura contemporanea, ad Azzeccagarbugli, nomen omen del giurista per antonomasia di manzoniana memoria, perito ed intento nell’interpretare vuote leggi e a trovar appunto cavilli od espedienti per favorire – ovviamente solo se ben pagato – e dare “giustizia” solo ai propri (pre)potenti assistiti ed amici. Tutto questo, oggi, ha un qualche fondo di ragionevolezza? Per rispondere al quesito, dobbiamo forse interrogarci – e in special modo noi che ci accingiamo a dare nuova vita a questo Osservatorio – sul ruolo dei giuristi e fors’anche su quello del diritto tout court, oggigiorno.Senza dilungarci, possiamo dire che il compito del giurista, che non obbligatoriamente si esaurisce (ed oggi, sempre meno) nelle professioni tradizionali, è volto essenzialmente alla razionalizzazione. La razionalizzazione, come sinonimo di semplificazione o di riconduzione di una complessità composita a un sistema di elementi ordinati secondo una logica riscontrabile e immediata, è un momento fondamentale dell’organizzazione umana e dell’interpretazione dei fenomeni sociali, e tanto più lo diventa in una realtà così complessa come quella dei nostri giorni, sempre in movimento. La complessità del diritto é dunque lo specchio della complessità della realtà sociale, ove il giurista, che necessariamente deve stare al passo, calato nel mondo, ne deve fornire gli strumenti di lettura, di disciplina e di gestione.
In questa luce, la scienza giuridica rappresenta il principale strumento di comprensione e amministrazione – se vogliamo – della realtà, intesa non solo come realtà immanente vincolata allo status quo dell’esistente ma anche come futuro prospettabile e pianificabile. Il diritto é dunque un veicolo per la visione, lo strumento principe per l’elaborazione delle policies, delle politiche, del pre- sente e del futuro, per stare al passo coi – ed anticipare – i tempi, a seguito di un’osservazione attenta dei fenomeni che si sviluppano intorno a noi e delle loro evoluzioni nella dimensione sociale. Ecco che, dunque, un Osservatorio di giuristi assume una rilevanza indispensabile nel momento in cui esso va ad agire nella complessità apparentemente irrisolvibile del mondo odierno. I fenomeni locali, nazionali e internazionali sono sempre più interconnessi e difficilmente oggi si può ragionare in termini di compartimenti stagni.
Come in una sorta di relazione esponenziale, tanto più il mondo diviene complesso (e ciò – di per sé – non è un fattore negativo, anzi), tanto più si avverte il bisogno di dotarsi di strumenti e di professionalità in grado di ridurre la complessità a modelli di riferimento che traggano dalla scienza giuridica gli elementi essenziali per una più chiara e cosciente interpretazione di ciò che ci circonda.
C’è da augurarsi quindi che, nel tempo, competenze di questo tipo vengano sempre coltivate e valorizzate in modo da poter disporre, nell’interesse di tutti, di persone preparate in grado di osservare i fenomeni sociali, comprenderne le necessità ed interpretarne le esigenze, pianificarne e metterne in pratica le possibili soluzioni. Il nostro Osservatorio vuole, pertanto, ricoprire questa duplice utile funzione di piattaforma di confronto e riflessione da una parte e di organo di pensiero ed elaborazione dall’altra, dove si possa guardare alla realtà con un approccio dinamico ed interdisciplinare – tipico, di per sé, del giurista che deve spesso confrontarsi con varie forme del sapere -, mettendo al servizio della collettività gli sforzi ed i risultati della ricerca e della riflessione giuridica.