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SENSIBILIZZAZIONE CONTO LA VIOLENZA DI GENERE

a cura di Redazione Ogl Toscana

10 Aprile 2019

Nella seduta del 26 settembre 2018 è stata approvata dal Consiglio Regionale la mozione n. 1369 in merito “alle azioni di sensibilizzazione contro la violenza di genere”.

Con la mozione, il Consiglio Regionale impegna la Giunta, nell’ambito delle proprie competenze: – a proseguire nelle azioni di contrasto alle violenze di genere messe in atto nel corso degli anni attraverso la promozione  di  specifiche azioni di sensibilizzazione, ad ogni livello istituzionale, sui diritti e sulle libertà fondamentali della persona; – a continuare nella promozione di progetti di formazione/sensibilizzazione rivolti alle scuole e finalizzati al contrasto di stereotipi di genere e alla promozione dei diritti e delle opportunità.

La regione Toscana ha, già da tempo, cercato di predisporre normative ad hoc dirette ad arginare la violenza di genere e a valorizzare la cultura delle pari opportunità e del rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali.

L’impegno della nostra Regione su questa delicata questione rappresenta una delle finalità contemplate dallo Statuto, dove è stabilito che la Regione Toscana opera “al fine di realizzare il pieno sviluppo della persona e dei principi di libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà, rispetto della dignità personale e dei diritti umani” (art. 3, comma 2 Statuto regione Toscana),  perseguendo “il diritto alle pari opportunità fra donne e uomini e alla valorizzazione della differenza di genere nella vita sociale, culturale, economica e politica (..)”( art. 4 Statuto regione Toscana).

Il testo normativo prende le mosse dai numerosi fatti di cronaca nera che  ogni giorno vedono donne costrette a subire forme inaccettabili di violenza fisica e psichica.

Emblematico è il  “premesso che” della mozione, nel quale si afferma che “la violenza sulle donne ha assunto una “natura strutturale” e rappresenta un fenomeno culturale complesso e trasversale ad ogni contesto socio-economico, oltreché una problematica sociale che, per le implicazioni che comporta, coinvolge l’intera società nelle sue componenti e le istituzioni pubbliche e private ai vari livelli (..)”.

Questa mozione fa un chiaro richiamo a quelli che sono i principi e le finalità della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul): proprio da essa è ripreso il concetto di ‘violenza contro le donne’ da intendersi come violazione dei diritti umani e forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni e sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, oltre alla minaccia di compiere detti atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata (art. 3, comma 1, lett. a, Convenzione di Istanbul).

NOTA:“(..) la violenza contro le donne ha assunto una ‘natura strutturale’ e rappresenta un fenomeno culturale complesso e trasversale ad ogni contesto socio-economico (..)”.

Questa frase – contenuta all’interno del testo della mozione in esame – non può lasciarci indifferenti ma  deve servire per prendere – finalmente – coscienza di quanto sia radicato e dilagante questo fenomeno nella nostra società.

In un periodo in cui  valori come la misericordia, l’uguaglianza, le pari opportunità, la tolleranza, l’amore verso il prossimo e, più in generale, verso la vita, appaiono costantemente messi in discussione e posti in secondo piano rispetto ad altri “nuovi valori”, quali l’individualismo e l’egoismo che sembrano plasmare una parte  delle vecchie e nuove generazioni, è opportuno prendere coscienza della realtà.

La violenza contro le donne – sia essa fisica o psicologica – non è solo un fenomeno nazionale ma si estende a livello mondiale: proprio per questo, nel 2011, il Consiglio d’Europa ha ritenuto necessario stabilire degli standard normativi per prevenire e combattere la violenza contro le donne, in generale, e, in particolare, la violenza domestica attraverso l’adozione il 7 aprile 2011 a Istanbul della  Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.

La Convenzione è entrata in vigore  nel 2014 a seguito di dieci ratifiche, otto delle quali provenienti da Paesi membri del Consiglio d’Europa: la prima a ratificare la convenzione è stata la Turchia seguita da Albania, Portogallo, Montenegro ed Italia. Ad oggi sono 28 gli Stati che hanno ratificato detta Convenzione, tuttavia, ci sono Nazioni che hanno manifestato la loro contrarietà alla questione, come la Russia, oppure, ancora altri Stati che, pur avendo firmato la Convenzione, non hanno ancora provveduto a ratificarla.

Sul punto si è espresso, di recente, anche il Presidente della C.E.I. S. Em. Rev. Mons. Gualtiero Bassetti, il quale, in un videomessaggio a TV 2000, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha affermato “(..) Chi maltratta una donna rinnega le proprie radici perché la donna è fonte della maternità(..)” ed ha aggiunto che “(..) la violenza contro le donne sta diventando un’emergenza nazionale (..)”.

Si tratta di un problema culturale che rende necessario un intervento diretto ad insegnare ed educare soprattutto le giovani generazioni ai valori che, oggi, sembrano essersi assopiti.  I giovani sono il futuro – le donne e gli uomini di domani – e quindi rappresentano la possibilità del cambiamento.

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In questa direzione, preme menzionare un’iniziativa del Consiglio Regionale del Piemonte che porterà l’educazione sentimentale nei licei di Torino. Questo progetto – ben diverso dall’educazione sessuale – è rivolto agli studenti del quarto e quinto anno delle superiori e prevede una serie di lezioni sulla storia e la filosofia intorno al rapporto tra uomo e donna e altre lezioni dirette, invece, a fornire ai ragazzi gli strumenti conoscitivi e sentimentali per avere relazioni sane e libere dai pregiudizi.

In relazione alla necessità di sensibilizzare l’animo delle giovani, ma anche delle vecchie, generazioni è stato spunto di riflessione una frase riportata dall’attore Elio Germano –  frase  del rivoluzionario anarchico russo  Kropotkin –  durante un’intervista di qualche mese fa: “se riuscissimo a metterci nei panni degli altri, tanto da sentire gli altri come fossimo noi, non avremmo più bisogno di regole, di leggi (..)”.

Questa affermazione – benché l’idea di una società senza leggi e/o regole sia al quanto fantasiosa –  centra quello che è il problema della nostra società, ossia una realtà nella quale gli individui troppo spesso non pensano alle conseguenze, soprattutto negative, che le decisioni, le parole e i  comportamenti possono causare agli altri. La strada su cui si deve lavorare, o meglio il percorso che deve essere intrapreso non è facile perché richiede una bontà d’animo che, ad oggi, sembra appartenere a pochi.

Ci auguriamo vivamente che le istituzioni regionali e soprattutto quelle nazionali possano porre in essere interventi mirati e utili in questa direzione, riuscendo a porre rimedio ad una situazione che, oggi come oggi, si presenta come una vera e propria emergenza sociale.

(Mozione n. 1369 del 26.09.18, Consiglieri Nardini, Spinelli)